All'interno del piano di formazione continua che l'Istituto prepara per i suoi docenti vi proponiamo una riflessione ad
alta voce che nasce dall'incontro di formazione sul compito
dell’insegnante di educare l’alunno.
Si parla sempre più
di emergenza educativa, del bisogno
di educare in un momento storico difficile, in cui sia la Scuola che la
Famiglia intese come agenzie educative tradizionali sono spiazzate dinanzi al
succedersi degli eventi.
Gli stessi ruoli
ormai non sono più chiari: spesso la Famiglia si avverte impotente e demanda
pienamente alla Scuola parte del proprio compito educativo vedendo nell'istituzione scolastica un’ancora di salvezza, la soluzione alla propria
incapacità educativa.
Dall'altro lato, il
caso opposto: una Famiglia ad “ombrello” che protegge il proprio figlio,
sempre, sopra di tutto, sopra ogni cosa, e che deve impartire ordini alla
stessa Scuola perché è solo la Famiglia a conoscere il proprio figlio e solo
lei sa ciò che è giusto fare per lui e ciò che non lo è!
Dunque,
quale scuola per questo tempo frammentato e disorientato? Per questo tempo in
cui le persone agiscono seguendo solo il proprio Io? Per questo tempo in cui il
benessere materiale è più importante della persona stessa? Per questa civiltà della comunicazione che lascia
i più giovani troppo soli nel costruire il loro progetto di vita?
Credo che la risposta sia quella di una scuola che
scopre in modo nuovo il suo compito educativo e si organizza per
assolvere in modo rinnovato a tale funzione: la scuola educa attraverso la
cultura, mostrando di essa il carattere vitale e facendo assaporare ai più
giovani la ricchezza che essa ha in ordine alla crescita dell'umanità di
ciascuno. La cultura dà gli strumenti per capire la realtà e per interagire con essa; ma dà anche le chiavi per
comprendere la propria umanità, nel suo senso e nei suoi valori; dà parole per narrare la propria vita, metterla in
comunicazione con altri, renderla disponibile al confronto e quindi al suo
affinamento e al suo arricchimento.
Una scuola che si propone di assumere in pieno la sua funzione
educativa, in questo tempo, è una scuola che ripensa complessivamente il
suo progetto.
Per noi cristiani educare è farsi carico di aiutare le
persone a raggiungere l'ideale di umanità che ci è stata proposta: per noi il
punto di riferimento è Gesù, uomo perfetto perché
pienamente umano. Il suo modo di vivere, di rapportarsi a Dio e agli
altri, il suo modo di pregare e di amare, è modello a cui guardare e allo
stesso tempo è sorgente di grazia, di
ispirazione e di forza che consente
il cammino.
Marcellino affermava che per educare i ragazzi bisogna amarli e raccomandava ai suoi Fratelli “i più bisognosi”, coloro che non
avevano niente e nessuno, coloro che non sapevano dove andare.
Anche se i tempi, la società, il momento storico è diverso
“i più bisognosi” restano i ragazzi, coloro che oggi pur avendo tutto in realtà
non hanno niente e forse neanche nessuno in cui trovare un riferimento certo e
sicuro. La mancanza di punti fermi, di certezze, genera in loro angoscia perché
colui che non ha regole non sa cosa fare.
La Scuola e la Famiglia, nel rispetto dei propri ruoli,
attraverso una comunicazione efficace fatta di confronto, collaborazione e
fiducia reciproca, devono assolvere al proprio compito: se la prima attraverso
la cultura forma ed educa, la Famiglia deve infondere nei propri figli i giusti
valori etico-morali, nel solco del rispetto dell’altro, delle istituzioni e
delle regole, dell’obbedienza verso i genitori modelli autorevoli, punti di
riferimento indispensabili e necessari per la crescita umana dei propri figli.
Anche la Famiglia, dunque, ripensi al suo progetto e
recuperi in una dimensione nuova il proprio ruolo verso i figli.
prof.essa Giusy Orlando