Anche se l'estate è terminata da tempo .... ci sono ancora echi di BELLE esperienze vissute insieme. Diamo allora spazio al racconto del Ritiro Laici Fratelli
Dal 26 al 30 agosto a Foce Amelia, in Umbria, si è tenuto un ritiro tra Fratelli e Laici Maristi.
E’ la prima esperienza di un ritiro di laici Maristi a cui partecipano anche i Fratelli.
Era rappresentata tutta la realtà marista italiana, con 36 persone (27 da Giugliano, 2 da Cesano Maderno, 3 da totale Genova, 3 da Roma ed 1 da Viterbo), di cui 26 laici, 5 fratelli, 4 bambini ed una animatrice. La splendida cornice del panorama umbro e la struttura che ci ha ospitato, immersa nel verde, hanno favorito il clima di preghiera e di silenzio che ha permesso di vivere un’esperienza forte di fede e di amore fraterno.
I vari relatori che si sono susseguiti nel corso del ritiro, hanno affrontato in modo approfondito ed appassionante alcuni aspetti del nostro credo: Gesù che accoglie, Gesù che chiama, Gesù che predica, Gesù che guarisce e Gesù che invia.
Un esperienza di vita vissuta in comune in comunione fraterna, di approfondimenti di aspetti della nostra fede messi a nudo e condivisi tra persone che provengono da esperienze e luoghi diversi, ma che hanno in comune l’esigenza di mettere Gesù al centro della vita, con il carisma di Marcellino ed affidati alla nostra Buona Madre.
Ecco l’esperienza raccontata da uno dei partecipanti al ritiro
Insieme, nella diversità delle proprie scelte di vita.
Fratelli, laici, giovani che scelgono di vivere gli ultimi giorni delle proprie vacanze con un ritiro spirituale che li vede uniti per 5 giorni nella preghiera, nella condivisione, sperimentando insieme l’essere comunità, l’essere in cammino, l’essere cercatori di Dio.
Tutti chiamati per vivere l’incontro, quello importante, che stravolge, che cambia.
Siamo qui, con questo desiderio, incontrare colui che ci ha chiamati.
Gesù ci accoglie.
Ci indica la strada: accoglie ognuno di noi con la nostra storia, di vita laica o religiosa questo non fa la differenza, ci accoglie con le nostre ferite, ci accoglie senza giudicarci amandoci senza condizioni, ma con estrema libertà.
Gesù ci invita.
Ci chiede cosa cerchiamo, come se non lo sapesse! Ma saperlo non gli basta, vuole che ci dichiariamo. Chi ama si dichiara, si mette a nudo e all’amato non smette di manifestare il suo desiderio. “Dove abiti?” dove possiamo trovarti Signore? “Venite e vedrete”.
Gesù ci invita a seguirlo, a vedere, a fare esperienza. La fede è qualcosa di concreto.
Gesù insegna.
Gesù ci parla e per farlo ci invita in disparte, nel silenzio di un ritiro, nella contemplazione della natura… Lui ci parla. Grande mistero, un Dio che parla al cuore dell’uomo! Spesso però l’uomo non comprende. Espressione che nei Vangeli ritorna spesso. Comprendere, letteralmente prendere insieme, abbracciare con la mente e contenere in sé.
Come i discepoli anche noi, fratelli e laici, incontriamo Gesù nella sua divinità di Figlio di Dio, di Profeta, di Messia, allo stesso tempo viviamo anche un Gesù dai tratti umani, un Gesù uomo che ci addita l’unica vera via quella dell’amore incondizionato per l’altro, un amore fatto di gesti concreti, di sguardi e abbracci ricchi di compassione. Solo attraverso questa via l’uomo può arrivare a comprendere.
Una concretezza della fede a cui tutti siamo chiamati, un donarsi con amore e per amore che va al di là della vocazione laica o religiosa.
Tutti siamo chiamati ad amare.
Tutti siamo chiamati a donare e donare sé stessi per amore non è mai un atto sterile.
L’amore si manifesta con gesti concreti.
L’amore ci porta a vedere che nell’umanità di un uomo ci sono le tracce di Dio.
L’amore sana.
L’amore guarisce.
Gesù ci guarisce.
Guarisce le nostre infermità, la nostra cecità e come al cieco di Betsaida ci chiede “Tu vuoi veramente vedere?”.
Che domanda! Ancora una volta ci spinge a dichiararci, a proferire il proprio sì.
Un Dio libero il nostro, che ci lascia liberi ad ogni costo, sempre, liberi di amare o non amare, liberi di accogliere o rifiutare, liberi di comprendere e accettare.
Nonostante tutto Dio si fida di noi.
Nonostante l’infedeltà, la fragilità, la poca fede. Lui si fida e ci invia e ci esorta a non temere.
La nostra esperienza è l’esperienza di uomini e donne, laici e fratelli, sposati e single, che avvertono una sete che solo Dio può saziare e dopo aver insieme bevuto si ritrovano colmi dello stesso desiderio di Gesù: incarnare la Sua Buona Notizia, donarla al mondo, irrigando gli spazi personali e comunitari della nostra vita.
Con semplicità ed umiltà, virtù che hanno caratterizzato la vita dei discepoli di Marcellino, fratelli e laici scelgono di camminare gli uni al fianco degli altri, sperimentando le proprie forze e debolezze, accogliendo di cuore dall’altro l’aiuto di cui ognuno ha bisogno, vedendo nell’altro un compagno di viaggio su cui poggiarsi durante la fatica e con cui condividere la gioia e la pienezza della propria vita.
Un nuovo cammino è possibile. Un nuovo cammino è auspicabile. Uniti.