DALLA VITA DI
SAN MARCELLINO
Il venerdì sera era giunto agli
estremi. Un buon numero di fratelli pregavano con fervore nella sua camera e
volevano passarvi la notte per avere la consolazione di assisterlo negli ultimi
istanti, ma ebbe ancora sufficiente energia per invitarli ad andare a riposare.
Restarono solo i fratelli Ippolito e Girolamo.
Durante la notte l’infermo continuò con le giaculatorie ”Gesù! Maria!
Giuseppe!”.
Verso le due e mezzo disse ai Fratelli che l’assistevano:
- La lampada si spegne.
- Scusi, Padre, la lampada è in buono stato.
- Però, io non la vedo più, avvicinatela.
Uno dei fratelli gliela avvicinò, ma il buon Padre non riuscì a vederla.
“Ah! – disse con voce morente – capisco che la mia vita se ne va. L’ora mia
è giunta: Dio sia benedetto”. Poi mormorò ancora alcune preghiere, quindi entrò
in un’agonia dolce e tranquilla che durò circa un’ora.
Verso le quattro e venti
la respirazione si fece più lenta e difficile ed avveniva solo ad
intermittenza. La comunità si trovava allora in cappella per il canto della
Salve Regina. Si iniziarono subito le litanie della Santa Vergine durante le
quali il pio fondatore si addormentava placidamente nel Signore. Era il sabato
6 giugno vigilia della Pentecoste.
Oggi ricordiamo la straordinarietà di questo Santo che ha contribuito ha cambiare la storia degli uomini e dell'intera umanità.
Grazie Marcellino...
Vi lasciamo il discorso del Superiore Generale Emili Turù in spagnolo.