A seguito di un convegno dove la Scuola ha partecipato attraverso il suo referente interno vogliamo fare insieme la seguente riflessione:
Non esiste bambino che non voglia apprendere!
I nostri ragazzi, i nostri alunni sono scientificamente più bravi, capaci, brillanti degli alunni di trent'anni fa .... Apprendono in modo differente e pensano in maniera diversa rispetto all'adulto.
Questo perché?
Sono cambiate le condizioni sociali in cui viviamo, la tecnologia informatica ha innescato una nuova rivoluzione culturale relativa al sapere.
La conoscenza è di tutti, è in rete, è fruibile con un semplice clic. In questo processo di trasformazione, qual è oggi il ruolo della scuola?
Siamo passati da una scuola che trasmetteva contenuti a una scuola che deve insegnare ad organizzare i contenuti con strumenti adeguati. Il docente si configura come mediatore, come colui che deve creare i presupposti necessari, affinché i suoi alunni possano giungere ad un metodo efficace per leggere la realtà, per organizzare il sapere.
In questo nuovo scenario emerge, finalmente, l'attenzione non solo ai contenuti da insegnare, ma al processo cognitivo, alla modalità con cui si apprende e alle funzioni del nostro cervello.
"Prof. ho studiato ma non ricordo!", "Maestra, la scuola non mi piace!", "Uffa, studiare non mi piace... Faccio fatica e non ottengo bei voti!", sono tutte frasi che esprimono un disagio, una difficoltà, spesso una sconfitta dell'alunno che non riesce ad ottenere i risultati sperati.
Forse l'alunno che ho innanzi ha un diverso approccio alla conoscenza?
E' possibile.
Si parla oggi di DSA, disturbo specifico dell'apprendimento, ma il termine disturbo ci induce a pensare a qualcosa che non va, a una malattia...
Niente di tutto ciò!
L'alunno con DSA è intelligente come gli altri suoi compagni, in alcuni casi anche di più (pensiamo a Einstein, Picasso, John F. Kennedy, Leonardo da Vinci, Walt Disney). Rispetto agli altri ha una diversa modalità di apprendimento: il suo cervello (il suo sistema cognitivo) mette in atto altre modalità cognitive.
Preferisce, ad esempio, la percezione visiva rispetto a quella uditiva, e quindi le immagini alla voce...
"Sa professoressa, quando vedo un film di storia ricordo tutto nei minimi particolari, fotografo nella mia mente le immagini e ricordo tutto, mi piace imparare così. Quando, invece, leggo faccio più fatica a ricordare."
"Non hai mai pensato che il tuo cervello preferisca apprendere attraverso le immagini? Non per niente sei bravissimo nel disegno!"
Ognuno di noi ha il proprio stile cognitivo, la sua modalità di apprendimento e anche gli alunni con DSA hanno un proprio modo di approcciare alla conoscenza. Essi, come gli altri, devono poter raggiungere, perché ne hanno il potenziale, gli stessi obiettivi e successi dei loro compagni, ma per realizzare ciò è importante che il lavoro degli insegnanti sia avvalorato dalla collaborazione con le famiglie.
Concludo con una citazione di D. Pennac che suscita altre riflessioni che rimanderemo ad un prossimo articolo.
"Ho sempre pensato che la scuola fosse fatta prima di tutto dagli insegnanti. In fondo, chi mi ha salvato dalla scuola se non tre o quattro insegnanti?" (D. Pennac).
a cura del Referente DSA della Scuola